Grazia Deledda
Grazia Deledda nacque il 27 settembre del 1871 a
Nuoro in Sardegna e morì il 15 agosto del 1936 a Roma. Fu
seppellita ai piedi del monte Ortobone vicino a Nuoro dove venne costruita una
Cattedrale chiamata “La chiesa della solitudine” (The Church of Solitude).
Grazia Deledda fu la prima donna italiana a
vincere il Premio Nobel per la letteratura il 10 settembre 1926.
Grazia Delleda ha scritto più di trenta romanzi e quattro storie brevi. Ha
anche scritto alcuni articoli, alcune poesie ed un opera-libretto. Le sue
storie generalmente sono ambientate in Sardegna e focalizzano sugli usi e
costumi degli abitanti dell’isola.
Tutto il lavoro della Deledda è basato sulla forza dell’amore, del dolore e
della morte. Secondo la scrittrice sopra ad ogni cosa vi è il senso del peccato
e di una inevitabile fatalità. L’unica influenza certa che si può vedere nel
suo lavoro è data dalla sua Sardegna e dai suoi abitanti. Alcuni studiosi
vedono nelle sue opere l’influenza del “verismo” di Giovanni Verga e talvolta
anche quella del “decadentismo” di Gabriele D’Annunzio. Nei romanzi di Grazia
Deledda vi è una forte connessione tra i luoghi e le persone e tra i sentimenti e l’ambiente.
L’ambiente descritto nelle sue opere è quello polveroso della nativa Sardegna.
Secondo alcuni si tratterebbe maggiormente di un ambiente basato sulla
mitologia sarda più che su quello fisico.
Grazia Deledda nacque a Nuoro in una famiglia Borghese. Il padre era un agiato proprietario terriero e
agricoltore. Il padre era anche un poeta che amava la lettura e la poesia. Egli
fondò un piccola casa editrice per poter pubblicare le sue stesse poesie.
Grazia Deledda frequentò la scuola elementare e poi negli studi successivi
fu seguita da un tutor (insegnante privato) a casa. Il suo tutor la incoraggiò a scrivere su diversi
temi. Quando il maestro s’accorse che i suoi scritti erano fatti così bene la
incoraggiò a pubblicarli. Grazia Deledda era un’avida lettrice, iniziò a studiare letteratura da sola. Crebbe con le leggende sarde, il folklore ed i
costumi locali, che sono stati preservati dai tempi antichi. Grazia Deledda ha
riflettuto questi temi nei suoi lavori.
Nel 1887 Grazia Deledda completò la sua prima
storia breve “Sangue Sardo” (Sardinian Blood) e lo inviò a “Ultima Moda” una rivista di Roma. La storia fu
immediatamente pubblicata. Le sue prime storie brevi apparvero tra il 1888 ed
il 1889 su alcune riviste a Roma ed a Milano. Nel 1892 scrisse la sua prima
novella “Fior di Sardegna” (Flower of Sardinia) e la inviò ad un editore a Roma. Anche quella fu
immediatamente pubblicata. Nel 1895 scrisse “Anime Oneste”. Nel 1896 scrisse
“La via del male” (The Way of Evil).NOOK Simple Touch BNRV300 (Google Affiliate Ad)Barnes & Noble Screen Protector Kit, Clear 56-H31001 (Google Affiliate Ad)
Nel 1900 dopo aver sposato Palmiro Madesani, funzionario del ministero
della guerra, conosciuto a Cagliari nell’ottobre del 1899, la scrittrice si
trasferì a Roma. Ebbero due figli Sardus and Franz. Fu una persona timida che
lasciò che i suoi scritti parlassero per lei. Raramente parlò in pubblico.
Quando ricevette il Premio Nobel per la letteratura Benito Mussolini si
felicitò con lei personalmente. Questo le permise di parlare in privato con
Benito Mussolini e chiedergli il favore di rilasciare il suo amico Elia Sanna
Mannironi che era stato arrestato in quanto attivista anti-fascista.
Ricevette il Premio Nobel per la letteratura per i suoi scritti che parlano
della vita della gente della Sardegna ed anche per la sua abilità di descrivere
accuratamente e con empatia i problemi delle persone in genere. L’unico viaggio
al di fuori dell’Italia che fece nella sua vita fu in Svezia (dove ritirò il
Premio Nobel) e ne rimase tanto colpita da scriverlo in una lettera indirizzata
ad uno dei suoi figli (successivamente pubblicata).
Dopo aver ubblicato “Anime oneste” nel 1895 e “Il vecchio della montagna”
nel 1900 il suo lavoro inizò a suscitare interesse.
I suoi migliori lavori furono scritti dopo che lasciò la Sardegna. Essi
riflettevano il modo di vivere e la gente della Sardegna. Nei suoi lavori c’era
molta nostalgia per la sua terra. Nel 1900 scrisse “Il vecchio della montagna”
(The Old Man of the Mountain). Era una nostalgica e mitica storia di un
personaggio intrappolato dai tragici effetti della tentazione e del peccato.
Il suo primo reale successo lo ebbe nel 1903 col
il libro “Elias Portolu”. Fu tradotto in tutte le lingue Europee. Questo romanzo
ha una vena di fatalismo. In quest’opera vi sono conflitti morali,
trasgressioni e rivolte private. Grazia Deledda “disegnò” i suoi personaggi
traendoli dalla realtà. Usò i suoi familiari e i vicini di casa. Fu un
capolavoro d’amore tragico in un dramma di forte forza morale dove i
protagonisti lottavano contro i loro desiderii e contro i loro destini.
Nel 1904 scrisse “Cenere” (Ashes).
Quest’opera parla di una madre che dà in adozione il proprio figlio nella
convinzione che così lui possa avere una vita migliore. Dopo molti anni il
figlio la ritrova, con l’aiuto di coloro che si erano occupati dell’addozione,
e la rimprovera a tal punto per averlo abbandonato che lei alla fine decide di
suicidarsi. Questo romanzo fu amato in tutta Europa e fu adattato per lo
schermo. Nel 1916 “Cenere” divenne un film diretto da Febo Marie e fu girato in
Sardegna. Eleonora Duse interpretò la parte della madre.
Grazia Deledda fu una scrittrice versatile.
Scrisse anche poesie. Nel 1912 scrisse “L’Edera” (The
Ivy). Nel 1913 fu pubblicato “Canne al vento” (Reeds in the Wind). In questo
romanzo criticò gli eventi senza criticare le persone che erano coinvolti in
questi eventi.
Nel 1920 nel suo romanzo “La madre” (The Mother) vestì i panni della madre
sofferente. In questo romanzo dimostrò che la tragedia ed il dolore sono i risultati
naturali dell’Amore. La scrittrice nel romanzo attacca la bigotteria e le norme
sociali ma non i trasgrssori in quanto secondo la scrittrice loro soffrono a
causa dei loro stessi istinti.
Continuò
a scrivere anche dopo aver vinto il Premio Nobel. Nel 1930 pubblicò “La casa
del poeta” (The Poet’s House) e nel 1933 fu pubblicato “Sole d’estate” (Summer
Sun). Entrambe queste due collezioni riflettono iil suo ottimismo a dispetto del fatto che fosse malata di tumore al seno.
Nel 1931 pubblicò “Il paese del vento” (Land of the Wind). Questo romanzo
era pieno di immaginazione e vi erano riferimenti autobiografici. Nel 1934
pubblicò “L’argine” ( The Barrier), il tema più importante trattato in quest’opera
era la rinuncia all’Amore o ad altre cose terrene e la riconcigliazione con
Dio.
Nel 1936 fu pubblicato il suo romanzo “La chiesa della solitudine” (The
Church of Solitude). La protagonista, Maria Concezione, era malate di tumore al
seno proprio come la scrittrice.
Dopo la sua morte furono pubblicati alcuni suoi lavori tra cui “Cosima” nel
1937. In questo romanzo l’eroina condivide il suo nome con la scrittrice in
quanto Cosima era il secondo nome della scrittrice. In questo libro
autobiografico la scrittrice parla della sua vita prima che lasciasse la
Sardegna. Parla della prima volta che prese il treno per andare a Cagliari dove
avrebbe poi incontrato il suo futuro marito. Il suo ultimo lavoro pubblicato
nel 1939 fu “Il cedro Di Libano” (the Cedar of Lebanon).
Nessun commento:
Posta un commento